Caravaggio e la ricerca dei quadri perduti

Dopo il ritrovamento a Madrid di un dipinto che per molti studiosi in Italia potrebbe essere un Caravaggio autografo il tema delle opere perdute del pittore è tornato prepotentemente alla ribalta. Tra la fine di marzo e i primi di aprile ha fatto il giro del mondo la notizia che un dipinto stava per essere messo all’asta dalla casa madrilena Ansorena per 1500 euro ed era segnato con l’attribuzione “Circolo di Josè de Ribera”. Riconosciuto da molti come un Caravaggio è stato immediatamente ritirato dalla vendita. Si trattava del lotto 229 e il soggetto era un “Ecce homo”. Quando ho compiuto le ricerche per il mio libro, la biografia di Caravaggio (« Forse non tutti sanno che Caravaggio. La vita di un genio fra arte, avventura e mistero” Newton Compton 2020) avevo dato molta importanza a questo argomento e infatti avevo proprio parlato di un dipinto con soggetto “Ecce homo” che faceva parte della collezione del Conte di Castrillo, Garcia Avellaneda y Haro, che era stata inventariata a Napoli nel 1659.  Un quadro probabilmente poi portato in Spagna. Ma nel mio libro raccontavo anche di altre opere che venivano citate negli Inventari che Stefania Macioce ha raccolto in un volume imperdibile per tutti gli amanti di Caravaggio, “Michelangelo Merisi da Caravaggio. Documenti fonti e inventari” (Ugo Bozzi editore). In questa breve trattazione, dunque, vi narrerò di una parte della mia ricerca che ha avuto due sviluppi importanti. Leggendo decine di libri, cataloghi e saggi in italiano, inglese, francese e spagnolo mi sono imbattuta in un elenco di opere perdute fatto da Maurizio Marini (2003), soprattutto relative al periodo romano, e in una nota in un’antologia poetica di epigrammi latini redatta da un religioso, il misterioso G. Silos.

Perché epigrammi latini e perché misterioso, enigmatico SILOS? Ora vi spiego.

Perché il frate aveva raccontato in versi latini tutti i quadri di Caravaggio che nella seconda metà del 1600 aveva potuto ammirare a Roma, in collezioni pubbliche e private, in Chiese e palazzi e ne aveva descritto uno, che io non avevo letto in nessun libro, e un altro in un epigramma che nessuno aveva inserito in bibliografia caravaggesca.

Ma andiamo per ordine Silos: G. chi è? E’ un frate teatino con due nomi diversi. Infatti all’inizio della mia ricerca ero un po’ confusa, Giovanni Michele Silos o Giuseppe Silos? Solo grazie a un anziano studioso pugliese, Armando Polito che ringrazio, ho scoperto questa storia un po’ strana. Silos aveva cambiato nome dopo l’ordinazione e così c’erano sue opere poetiche con un nome e dopo i voti con un altro. In ogni caso a me interessava una silloge di versi latini “Pinacotheca sive Romana pictura et sculptura” (Mancini, Roma, 1673). Nella sua antologia molto ampia il Silos dedicava ben 17 liriche in latino su quadri di Caravaggio e comprendeva tutti i dipinti della collezione Giustiniani, la collezione più ricca e completa di Roma iniziata da Vincenzo Giustiniani in cui erano confluiti anche i dipinti del fratello Benedetto, e altri quadri di cui nessuno sa più nulla.

Ora vi racconto la mia caccia al tesoro. Ci sono degli epigrammi di Silos che descrivono quadri che ad oggi nessuno sa dove siano e se esistano davvero.

Un dipinto sul Re Assuero e un suo banchetto, un dipinto sulla regina Vasthi e il suo banchetto, un dipinto su Maria che va a visitare Elisabetta e un dipinto con San Francesco.

Alcuni studiosi pensano che il Silos abbia sbagliato attribuzione a Caravaggio in merito ai primi tre dipinti ma sembra difficile perché su tutti gli altri quadri il frate è preciso e le opere pittoriche di Caravaggio viste dal frate che le loda nel suo testo corrispondono a luoghi e collezioni note. Nella sua antologia poetica vi sono anche  “San Matteo e l’angelo” (Il dipinto che da Berlino nel 1945 è scomparso per sempre), “Il suonatore di liuto”, “L’amore vincitore” e altre opere tutte inserite nella Collezione Giustiniani o nelle chiese nelle quali erano esposte.

Caravaggio, San Mateo e l’angelo

Ci preme sottolineare la presenza nell’opera di Silos dei dipinti a coppia de “Il banchetto di Assuero” e “Il Convivio di Vashti”, che il religioso vede nella collezione della Regina di Svezia, e che secondo Maurizio Marini erano invece di Mattia Preti (Caravaggio. Pictor praestantissimus, Newton Compton, Roma 2003). E ancora “La Beata Vergine si reca in visita ad Elisabetta”, che Silos vede nella Chiesa dei Padri Oratoriani Filippini, la Chiesa di S.Maria della Vallicella detta Chiesa Nuova, dove ammira anche il quadro “Il corpo di Cristo Redentore portato al sepolcro”. Silos ricorda anche il quadro “Immagine di San Francesco” che si trovava nella collezione del Duca di Sermoneta, Francesco Caetani, che era stato governatore di Milano e vicerè di Sicilia, il protettore del Silos. Di tale quadro non sappiamo nulla.  Il fatto che alcuni di questi dipinti non siano ritrovati in inventari non vuol dire che non siano esistiti. Del dipinto “Cattura di Cristo nell’orto”, reperito in un refettorio di religiosi a Dublino, attribuito alla famiglia Mattei e ora esposto alla Galleria Nazionale d’Irlanda, si è ricostruita la storia e si sono trovate le prove dei documenti solo dopo che è stato riconosciuto come un Caravaggio.

Per brevità di trattazione ci soffermiamo sull’epigramma dedicato al Convivio di Vasthi. Il frate teatino Silos si mostra sensibile alla bellezza femminile e la descrive con soavità. Il quadro vede protagonista la regina e le giovani fanciulle attorniate da mense ricche e sontuose. I colori evocati, bianco e oro, per le vesti, i teli adornati che decorano le mense, i vassoi e le coppe d’oro e di gemme, ricordano il dipinto di “Giuditta e Oloferne”( attribuito a un periodo che va dal 1597 al 1599), anche questo di tema biblico, dove è protagonista Giuditta, eroina splendente di color bianco e oro. Desideriamo rilevare questo tema in quanto auspichiamo che i dipinti smarriti possano un giorno, magari come questo quadro riemerso a Madrid se sarà definitivamente attribuito a Caravaggio, essere ritrovati.  Tra i dipinti perduti, che potrebbero essere ovunque in Europa e in qualche collezione privata anche oltreoceano (come “La famiglia e San Giovannino” ad esempio) evidenziamo  : un San Giovanni Evangelista, menzionato da Giulio Mancini, il ritratto di un oste, il ritratto di un medico, il ritratto di Onorio Longhi, il ritratto di Caterina Campani, moglie di Onorio Longhi, il ritratto di Crescenzio Crescenzi, il ritratto di Melchiorre Crescenzi, il ritratto di Virgilio Crescenzi, il ritratto del Cardinale Serafino Olivier Razali, un ritratto di prelato a sedere, un vecchio e un giovane con una colomba (forse una Trinità), un ragazzo morso da un granchio (forse era in coppia con il ragazzo morso da un ramarro), un quadro con una caraffa di fiori, un “San Bastiano”, un Ritratto di Cortigiana definito “imperfetto”, una “Maria Maddalena” con un crocifisso in mano, un ritratto di “Donna con il ciuffo”, un ritratto di “Donna con lattuca e un libro in mano” , un quadro con “Una tavola di pietra, frutta e una caraffa di vino”.  Ci si chiede se la poesia può essere utile agli studiosi a rintracciare i dipinti smarriti di Caravaggio. La scrivente propende per una risposta affermativa e come il Silos ci racconta di almeno quattro dipinti di cui non si sa nulla il poeta Bruni ci descrive un dipinto con un soggetto “La fenice” (BRUNI, Le tre Gratie  Rime del Bruni, Roma, 1630, p.294)

Per una Fenice dipinta dal Cavalier Michel Agnolo da Caravaggio

 L’augel, che rinovarsi hà per costume,
Consecrandosi al Sol da gli anni oppresso,
E Sacerdote, e vittima à se stesso,
Cade in rogo fecondo al novo lume;
Già fassi à i raggi d’or, d’oro le piume
Coi tuoi pennelli à cento augelli appresso,
Già  trionfa di morte, e par, ch’in esso
La tua pira odorata il raggio allume.
E già sento in virtù dei tuoi colori
Più, che là ne l’Eoo, ne la pittura
De la Mirra, e del Nardo arder gli odori.
E volerebbe ancor per l’aria pura,
Se non, che frà i pennuti augei canori,
Che ne voli una sol vuole Natura.

E allora affidiamoci alla Fenice che risorge dalle ceneri e auspichiamo che altre opere di Caravaggio risorgano dal passato!

Annalisa Stancanelli

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