Intervista alla giornalista e scrittrice Laura Guglielmi, che nel libro “Lady Constance Lloyd. L’importanza di chiamarsi Wilde” dà voce a un personaggio ingiustamente dimenticato
Se il nome di Oscar Wilde non ha bisogno di postille o presentazioni, non a tutti risuonerà altrettanto famigliare il nome di Constance Lloyd. Eppure quest’ultima è stata tutt’altro che una figura secondaria nella vita del primo e nella Londra vittoriana del suo tempo. Donna irlandese colta e dal carattere determinato, frequentatrice di salotti letterari e artistici, viaggiatrice, lettrice e scrittrice a sua volta, Lady Constance Lloyd di Oscar Wilde fu la moglie, la madre dei loro due figli, e, purtroppo, una donna che la posterità ha perlopiù dimenticato e relegato all’ombra del celebre marito.
La sua tomba si trova a Genova, al cimitero Staglieno e la giornalista e scrittrice sanremese Laura Guglielmi ne ripercorre le vicende dandole voce in un appassionante romanzo biografico scritto in prima persona e recentemente pubblicato da Morellini Editore.
Lady Constance Lloyd e Oscar Wilde
Laura, nel tuo precedente libro “Le incredibili curiosità di Genova” edito da Newton Compton tra le 80 curiosità che accompagnano il lettore in giro per la città c’è anche un passaggio alla tomba di Lady Constance Lloyd. È in questa occasione che hai iniziato ad indagare sulla storia di questa donna?
Abitando a Genova da ormai molti anni sapevo che al Cimitero Staglieno era sepolta la moglie di Oscar Wilde, ma, come tutti, era solo così che la conoscevo, come la compagna del celebre scrittore. Poi, quando la Newton Compton mi ha commissionato il libro, ho avuto l’occasione di approfondire la storia di questa donna e ho scoperto che, in realtà, è stata tutt’altro che una figura marginale del suo tempo: pioniera dei diritti delle donne, scrittrice a sua volta, molto conosciuta nella Londra dell’epoca. Constance Lloyd e Oscar Wilde formavano una coppia molto diversa dai canoni vittoriani. Dalle lettere che lui le scriveva si evince chiaramente che ne era innamorato, che tra di loro ci fu una grande passione e anche questa è stata una scoperta, perché oggi tendiamo a identificare Oscar Wilde come una persona omosessuale e non immaginiamo che, invece, le cose fossero più complesse. Inoltre, quello che è importante sottolineare è che lei non fu mai una vittima del marito: sapeva bene chi stava sposando, sapeva che Wilde era un uomo fuori dai canoni dell’epoca e le andava bene così, la sua è stata una scelta molto consapevole.
E dall’approfondimento di questa figura ne è nato un romanzo…
Quando Morellini Editore mi ha chiesto di scrivere un libro su una figura femminile per la collana “femminile singolare”, è stata l’occasione perfetta per fare parlare Constance e per tirarla fuori dal buio nel quale la storia l’aveva rinchiusa.
Scrivere una biografia, seppur romanzata, in prima persona, non era una scelta scontata. Hai provato altre strade? È stato naturale per te diventare la “voce” diretta di Constance Lloyd?
All’inizio ho provato la terza persona, poi la curatrice della collana, Sara Rattaro, mi ha suggerito di provare con la prima persona. Ho provato ed è stato molto naturale, ho sentito subito che la voce mi calzava perfettamente. Tuttavia, credo che non avrei potuto scrivere questo libro se non avessi vissuto a mia volta i luoghi che ha vissuto Constance: Dublino, Londra, la Riviera Ligure. Queste sono state delle tappe importanti anche della mia vita, dei luoghi in qualche modo famigliari, e questo mi ha aiutata molto a ricostruire i personaggi e i territori che si trovano nel romanzo. Per modellare il personaggio di Constance, per esempio, avevo presente un’amica irlandese che avevo conosciuto a Londra, quando, entrambe studentesse, lavoravamo in un hotel di lusso della capitale. Credo che tutto questo abbia aiutato molto la voce che si trova nel romanzo.
Per ricostruire i luoghi e il paesaggio culturale dell’epoca hai utilizzato delle fonti, che riporti anche alla fine del libro. Ovviamente le fonti si mescolano a una narrazione romanzata, come hai lavorato da questo punto di vista?
Nel romanzo ho sempre preso spunto da fatti reali e ho letto diversi libri. In particolare, è stata recentemente pubblicata in Inghilterra la corrispondenza di Constance con il marito, le amiche e il fratello Otho, anche se molte lettere sono andate perdute, rubate durante l’asta dei loro beni nella casa londinese. Per alcune cose ho naturalmente fatto delle ipotesi, il culto dei pre-raffaelliti per esempio, o la sua passione per Dante e Mary Shelley. Trovo plausibile la lettura di Mary Shelley da parte di Constance Lloyd, in fondo anche Mary ebbe una vita straordinaria: sentimentalmente coraggiosa, fu l’amante del grande poeta P.B. Shelley e l’autrice di un’opera fondamentale per la modernità, Frankenstein o il moderno prometeo. Purtroppo non è stato il caso di Constance che ci ha lasciato pochissimi scritti, anche se sono state ritrovate delle bozze di suo pugno de Il gigante egoista, opera di Wilde. Quello che ho scritto è forse il libro che Constance non ha scritto, ma che avrebbe voluto scrivere.
È plausibile che nel paesaggio culturale inglese dell’epoca l’Italia occupasse un posto rilevante. Siamo qualche decennio dopo la venuta sulla riviera ligure di personaggi importanti come J.H. Bennet e Thomas Hambury, personaggi che contribuirono significativamente alla nascita del mito dell’Italian Riviera e della French Riviera e che le pubblicizzeranno moltissimo in patria. Ho trovato dunque molto plausibile anche il filo conduttore dantesco che accompagna il romanzo e il paesaggio ligure nel quale ci si immerge nella parte finale del libro è davvero una parte interessante.
Da giornalista e studiosa mi occupo da anni di letteratura del paesaggio, in particolare del paesaggio ligure. Ho pubblicato diversi libri a riguardo, ho conosciuto autori come Biamonti, Orengo e in questo momento sto tenendo all’Università di Genova un corso su Italo Calvino e il paesaggio. Dopo tanti anni passati a studiare le opere di scrittori paesaggisti avevo voglia di cimentarmi in questo tipo di scrittura e mi è piaciuto molto scrivere l’ultima parte del romanzo. Ripercorrere i luoghi che forse anche Constance ha percorso e che allo stesso tempo sono anche i luoghi della mia vita è stato emozionante: i parchi e le ville della riviera, gli alberghi lussuosi… bisogna pensare che la San Remo dell’epoca era una città forse anche più ambita di Venezia per via del suo clima mite e di una natura lussureggiante. Insomma, il paesaggio è senz’altro una parte importante del libro e il paesaggio ligure è senz’altro un paesaggio dantesco: rigoglioso certo, ma anche aspro, difficile, che ha accompagnato gli ultimi anni di questa donna straordinaria sulla quale ancora molte domande restano senza risposta.
Elisa Veronesi
Sul sito di Morellini editore e attraverso il QR Code che si trova nel libro, è possibile visionare le immagini dei luoghi liguri di oggi e dell’epoca e accedere a molto altro materiale sul libro:
Laura Guglielmi è nata a Sanremo ma vive a Genova, dopo aver trascorso alcuni anni a Roma, Dublino e Londra. Ha lavorato per le pagine culturali de «Il Secolo XIX» e ha diretto il web magazine www.mentelocale.it. Ha collaborato anche con Radio Rai, «D-la Repubblica delle donne», e «TuttoLibri – La Stampa».
Si è specializzata nel rapporto tra letteratura e paesaggio e ha curato una mostra fotografica su Italo Calvino, che è approdata anche alla New York University. Nel 2019 ha pubblicato, per la Newton Compton, Le incredibili curiosità di Genova. Suoi racconti sono usciti su antologie e riviste. Esperta di giornalismo culturale e di media digitali, insegna all’Università̀ di Genova. La trovate anche sul suo sito www.lauraguglielmi.it.