La Cattolica di Stilo

Monumento nazionale tra i più insigni e rappresentativi della Calabria la Cattolica di Stilo, per la sua eleganza strutturale e decorativa, affascina ed incuriosisce quanti, salendo dalla costa del mare Ionio, dopo una serie di tornanti, avvistano questo gioiello dell’architettura bizantina.
Quest’opera memorabile della fede millenaria fa dello spazio circostante una «scrittura dipinta» , una «icona sacra» e catechetica, mirabile faro che mantiene intatto il fascino orientale; una costruzione sospesa e staccata dal contesto urbano che fa sentire, circonfusa di maestosa vecchiezza, la sinfonia profetica della leggenda dei secoli.
Tessuta con grossi laterizi disposti su spessi strati di malta biancastra, la Cattolica di Stilo affascina anche per il suo prezioso cromatismo e per la particolare decorazione ceramoplastica, accentuata nelle ghiere a denti di sega e nella tessitura ad opus reticulatum dei tamburi cilindrici, a supporto delle cinque basse calotte delle cupole.


Anche il tema tipicamente bizantino della gradazione luminosa, trova nella Cattolica una sua peculiare applicazione liturgica, attraverso un’accorta disposizione e un attento dosaggio delle fonti di luce naturale. Tutte le bucature principali, ad esclusione del varco d’accesso e delle monofore disposte sulle absidi ad oriente, si trovano al di sopra dell’imposta delle volte (le quattro aperture sui terminali dei bracci della croce greca, le monofore sulle cupole d’angolo e le bifore sulla cupola centrale) in questo modo risulta esaltata la direttrice verticale dello spazio, mentre la zona inferiore rimane soffusa da una chiara penombra di effetto mistico, al confronto della luminosità accecante (al mattino) della parete absidale, cui faceva riscontro un tempo, alla tremula luce delle candele, lo splendore delle murature affrescate.


Dunque l’identità è nettamente definita dall’ articolazione spaziale, dall’ uso sapiente della luce, dagli accorgimenti visuali e correzioni ottiche e dal trattamento cromatico delle superfici che attribuiscono al sito, alle maestranze locali e alla piccola dimensione spaziale, i temi classici dell’architettura orientale.
La tipologia stilistica, inoltre, ampiamente dibattuta tra contrastanti tesi dal 1808 ai giorni nostri, costituisce, poi, la chiave di lettura della datazione della Cattolica la cui perfezione costruttiva richiama a visioni spirituali e a comparazioni universali cosmogoniche secondo un definito processo evolutivo del modello costruttivo apparso nell’area orientale del bacino mediterraneo a partire dal IX secolo dopo Cristo.
Internamente la chiesa presenta una pianta a forma di un quadrato quasi perfetto, suddiviso a sua volta in 9 ulteriori quadrati, tre per lato. Il quadrilatero che descrive lo spazio interno ha i lati sud e ovest rispettivamente di 6,20 m e 6.14 m, il lato est è di 6,11 m e il lato nord misura 6,08 m.
Complessivamente c’è una differenza di 12 cm fra il lato più lungo e il più corto, di conseguenza gli angoli formati fra le pareti non sono uguali fra loro. La parete ovest e quella nord formano un angolo di 92,97° mentre quella ovest e quella sud 86,78°. Il profilo interno della Cattolica, quello che delimita lo spazio percepito dal fedele, è dunque un quadrilatero irregolare .
L’esterno della chiesa, poi, è caratterizzato da una contrapposizione decorativa rappresentata da una semplice e sobria decorazione dei muri perimetrali e da una ricchezza decorativa che caratterizza la parte superiore dell’edificio.
Sulle superfici cilindriche dei tamburi è presente una decorazione principalmente cromatica: due larghe fasce di lastre quadrate in cotto disposte diagonalmente, sono separate da una cornice a denti di sega, che s’inarca in corrispondenza delle ghiere delle monofore e bifore.
Il tamburo centrale si distingue dai tamburi d’angolo per avere sopra le bifore una fascia doppia, anziché unica, di losanghe, tagliata da una fila di mattoni orizzontali. Il motivo a dente di sega, ottenuto con la disposizione inclinata dei mattoni, si ripete nel coronamento dei tamburi, lievemente nascosto dalla sporgenza delle falde, e nelle tre absidi emergenti di eguali dimensioni. Nel tamburo centrale le bifore sono divise da colonne e capitelli a stampella.


Ulteriore gioco cromatico e geometrico è dato dall’andamento del rivestimento della copertura, in tegole in cotto, con disposizione radiale sulle cupole e sulle calotte absidali e lineare sulle volte a botte e sui quadrati angolari.
I muri perimetrali, spessi 70 cm, sono costituiti da una nuda cortina di grossi mattoni di svariata grandezza disposti a filari regolari, legati da uno spesso letto di malta. In opera mista di pietrame e laterizio e invece la costruzione che, rafforzata da due contrafforti, sostiene la parte absidale della chiesa.
Le facciate sono concluse in alto da un semplice coronamento orizzontale interrotto, al centro, da un timpano, nel quale si apre una monofora sottolineata da una ghiera di mattoni.
L’entrata è collocata sul lato meridionale, una vera anomalia del lessico dell’architettura bizantina che vuole l’ingresso frontale alla parete absidale e che qui trova soluzione nella parete di meridione essendo quella occidentale impraticabile in quanto a ridosso del monte e in parte poggiata sulla roccia. Il motivo a dente di sega corona anche l’arco a pieno centro in mattoni che sormonta il portale d’entrata.
La chiesa è stata a lungo letta ed interpretata sugli accordi di testi a carattere liturgico e simbolico, dove il punto massimo dell’esegesi era focalizzato proprio nelle cinque cupole disposte a quinconce.
La Cattolica di Stilo è un’architettura tutta d’interni dalla volumetria bloccata e massiccia con abside esterna. La tipologia, comune a tutto il mondo bizantino, è quello della croce greca inscritta.
Si tratta in realtà di un vano centrale con cupola da cui dipartono quattro bracci voltati a botte che accentuano lo schema cruciforme oltre che in pianta, come vedremo più avanti, anche in alzato.
Ma è sul piano delle proporzioni che la Cattolica ci richiede un’ulteriore attenzione. Essa cela, infatti, una sapienza geometrica non ordinaria, decisamente eccezionale, svolta per di più con il determinante aiuto della tavola tripartita che, a sua volta, genera il quadrato suddiviso in ulteriori nove riquadri e che dà origine alla forma della croce greca. La sua impostazione planimetrica e l’elevato del prospetto rispondono, inoltre, a precise regole geometriche che solo nel 1835 sono state definite come “sezione aurea” o simmetria dinamica ma che nel passato erano conosciute come sezione o divisione in media ed estrema ragione dove l’unità è sin dall’inizio capace di molteplicità.
La chiesa di Stilo, la cui architettura è strettamente collegata con le forme della cupola, della croce e del cubo simboleggia il Cosmo, nell’insieme come nelle sue parti. Troviamo infatti nell’architettura della Cattolica lo schema fondamentale della croce inscritta nel cerchio. Il cerchio rappresenta per questo la totalità dello spazio, quindi la totalità dell’esistenza nonché il ciclo celeste le cui divisioni naturali indicate dalla croce degli assi cardinali sono proiettate nella forma rettangolare del tempio.
La croce degli assi cardinali è l’elemento mediatore tra il cerchio del cielo e il quadrato della terra. Analogia costitutiva tra il cosmo e l’edificio viene stabilita con il procedimento dell’orientazione.
Per completezza della trattazione uno sguardo all’aspetto paleografico e decorativo, se pur ampiamente trattato da numerosi studiosi in approfonditi scritti, torna utile per dare al lettore una visione globale e compiuta del palinsesto architettonico nella sua lettura totale.
Partendo dalla croce gemmata incisa sulla prima colonna di destra è possibile quindi formulare una prima datazione della Cattolica dopo aver esaminato le diverse interpretazioni al riguardo .


Un altro aspetto di dettaglio è rappresentato dall’iscrizione a punzone, sulla colonna di sinistra, in lingua araba e che, secondo quanto viene proposto a partire dal 1997, corrisponde alla shahada, la professione di fede musulmana.
Una tematica altrettanto avvincente è rappresentata, poi, dagli affreschi interni che, vengono reinterpretati individuando per essi cinque strati del variegato palinsesto pittorico del tempietto bizantino con un evidente richiamo ai due cartigli dipinti con iscrizioni in greco, il primo riferito al quarto vangelo dove Giovanni il Battista testimonia che Gesù è il Messia atteso e il secondo, con riferimento alla Crocefissione, relativo alla spartizione delle vesti.


L’esteso programma decorativo dal XI al XV secolo affronta le tematiche e le problematiche cronologiche e stratigrafiche analizzando le fasi più fortemente bizantine fino alla fase, ultima, del gotico internazionale con l’affresco della Koimesis, la Dormitio Virginis, raccontata dai vangeli apocrifi.
Una particolare attenzione ha destato negli storici dell’arte l’apparato iconografico degli affreschi che un tempo costituivano un elemento di grande importanza catechetica ed evangelica.
Tutte le pareti interne, comprese le nicchie delle absidi e la volta del sacro bema, erano fortemente caratterizzate da decorazioni che, al mutare delle correnti teologiche ed agiografiche, cambiavano forme e immagini con sovrapposizioni di intonaci semplicemente aggrappati a quelli precedenti.
Quattro gli strati pittorici accertati e risalenti a epoche più o meno comprese tra il X e il XV secolo. Secondo Francesca Zago sono però da identificare almeno sei fasi di produzione artistica e facilmente distinguibili lungo la parete a occidente, la più ricca e la più documentata tra quelle interne.
Altro elemento sorprendente è la solidità dell’edificio che dipende unicamente dalle soluzioni tecniche adottate dai costruttori. Qui, la regolarità planimetrica e volumetrica, risponde a precise regole antisismiche ancora oggi valide, che hanno favorito la resistenza all’azione tellurica in quanto tutti gli elementi strutturali della costruzione presentano un’eguale rigidità alle scosse. Anche qui, come nel contesto delle chiese orientali a pianta centrale, si ha una perfetta coincidenza tra il baricentro geometrico e quello delle masse strutturali.
Altro elemento, di notevole importanza per la sicurezza dell’edificio, è la modesta luce dell’ambiente (tra m. 6,08 e 6,20) , unita alla scarsa presenza dei vuoti nella muratura, in quanto il compito di illuminare la costruzione viene affidato ai tamburi cilindrici delle cupole: in questo modo la linea di spinta cade sempre abbondantemente all’interno della superficie dei muri o delle colonne.
Una verifica sismica, effettuata sulle strutture, conferma il dato empirico fin qui esposto. Con metodi di calcolo suggeriti dalla scienza delle costruzioni e sulla base delle normative sismiche vigenti sono state verificate le cupole, gli archi e le murature. I risultati ottenuti, a distanza di almeno mille anni dalla costruzione, soddisfano tutte le condizioni di stabilità della struttura. In particolare la somma vettoriale di tutte le forze considerate, pari ad una sollecitazione di kg. 10.599 applicata ad una delle colonne, su cui è impostata la cupola centrale, con un’eccentricità rispetto all’asse della colonna stessa pari a cm. 10 in funzione dell’arretramento dell’appiombo dell’imposta della cupola mediana, ha fornito una tensione pari a kg/cm2 46, inferiore a quella massima ammissibile (kg/cm2 160), il che conferma ulteriormente il nostro assunto. È questa, dunque, una tipologia idonea a resistere alle azioni telluriche in quanto è presente la medesima rigidità secondo le due direzioni ortogonali fra loro e i volumi si presentano compatti con uguali altezze sui vari fronti: una realizzazione strutturale che ben si adatta alla perfezione artistica come di un’ostrica attaccata allo scoglio.

Giorgio Metastasio

 

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