Tutte le regioni italiane offrono al visitatore luoghi incantevoli e vari, sia naturali che storico- artistici.
La Toscana, tra le regioni italiane, è quella in cui paesaggi naturali e opere d’arte si alternano e si stemperano le une negli altri, non solo nei centri più conosciuti, ma anche nei piccoli borghi e nelle campagne. Appariscenti su poggi o nascoste tra gli alberi, si possono ammirare ville di epoca rinascimentale: una di queste a Castello, nei dintorni di Firenze, deve la sua fama ai giardini bellissimi, secondi solo a quelli di Boboli, attigui a Palazzo Pitti, e al fatto che è sede dell’Accademia della Crusca.
Villa Medicea di Castello (foto: Avemundi).
La crusca è la parte che viene tolta quando si macina il grano se si vuole ottenere la farina bianca. Rivalutata negli ultimi decenni dai dietisti, per molti anni è stata considerata la parte “povera” del grano: il pane dei signori doveva essere bianco. Trasportata questa immagine sul piano linguistico, il nome “Accademia della Crusca” indicava una associazione che aveva come scopo quello di separare la buona lingua Italiana da quello che non lo era.
In epoca moderna lo scopo dell’Accademia è differente, in quanto si pone come osservatorio della lingua italiana.
Ma andiamo con ordine.
Villa Medicea di Castello è sede dell’Accademia dal 1972; vi si respira un’aria solenne stemperata in primavera dal profumo dei fiori che riempiono i prati del giardino visitabile.
Per le prime notizie dell’Accademia della Crusca bisogna andare molto più indietro, al decennio 1570-1580 quando un gruppo di amici che amava, come tutti i veri toscani, conversare piacevolmente e in modo giocoso di argomenti anche seri, si dettero il nome di “brigata dei crusconi”. Lionardo Salviati, che si aggiunse agli iscritti nel 1582, dette una spinta decisiva all’Accademia, attribuendo agli iscritti lo scopo di separare il “fior di farina”, cioè la buona lingua, dalla crusca.
Parliamo di un periodo in cui la lingua italiana è in trasformazione e costruzione, il volgare ha ormai sostituito il latino e da molte parti si avverte la necessità di regole univoche da dare alla lingua scritta.
Fu lo stesso Salviati a fissare l’uso della simbologia del grano e della farina sia per i nomi degli accademici che per gli oggetti e il “frullone”, lo strumento che serviva a separare il fiore di farina dalla crusca, viene preso come simbolo dell’Accademia, mentre come motto viene scelto il verso del Petrarca “il più bel fior ne coglie”.
Venne stabilito che tutto nell’Accademia dovesse avere nomi attinenti al grano, alla farina, alla crusca, compresi gli accademici. La bellissima sala delle pale nella Villa Medicea di Castello mostra gli “stemmi” di ognuno degli accademici: sono pale di legno su cui è dipinto qualcosa che riguarda il grano, la farina, e vi è scritto il motto che ogni accademico ha scelto.
Nel 1585 si svolse la cerimonia inaugurale dell’Accademia.
La prima opera importante dell’Accademia è il Vocabolario degli Accademici della Crusca, stampato nel 1612 a Venezia, che suscitò grande interesse ma anche accese dispute perché erano state inserite molte voci del volgare fiorentino di Dante, Petrarca e Boccaccio e questo non era accettato da alcuni letterati che toscani non erano. Bisogna pensare che l’Italia per la sua storia politica era divisa in stati diversi, linguisticamente differenti l’uno dall’altro. E le differenze linguistiche tra le regioni sono ancora oggi importanti!
Il Vocabolario comunque rappresentò per secoli il tesoro della lingua comune, strumento indispensabile per chi voleva scrivere in buon italiano.
Furono stampate altre edizioni del Vocabolario: la seconda nel 1623 stampata ancora a Venezia, la terza nel 1691 stampata a Firenze, la quarta tra 1729 e il 1738. La quinta edizione del Vocabolario uscì in dispense in tempi lunghissimi: la lettera A fu completata solo nel 1854: Il primo volume uscì nel 1863 con dedica a Vittorio Emanuele II di Savoia. Nel 1923 il vocabolario era arrivato alla lettera O e lì si interruppe per volere di Giovanni Gentile, ministro della Pubblica Istruzione.
Il Vocabolario (foto: Sailko).
Gli accademici furono più liberi di fare ricerca e nel 1937 fu istituito presso l’Accademia un Centro di studi di filologia italiana con lo scopo di “promuovere lo studio e l’edizione critica degli antichi testi e degli scrittori classici della letteratura italiana dalle origini al sec XIX”.
Con l’elezione di Giacomo Devoto a presidente dell’Accademia fu ripreso il progetto della realizzazione di un vocabolario nel 1963, anno in cui iniziò una collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche.
L’idea di “difendere” la buona lingua subisce una trasformazione, in quanto si fa strada la necessità di documentare la formazione storica della lingua italiana in tutti i suoi aspetti, letterari, scientifici, pratici, tecnici e familiari.
Oggi l’Accademia della Crusca è il più importante centro di ricerca scientifica dedicato allo studio e alla promozione dell’italiano. Si propone in particolare di diffondere, specialmente nella scuola e all’estero, la conoscenza storica della lingua nazionale e la coscienza critica della sua evoluzione attuale nel quadro degli scambi interlinguistici del mondo contemporaneo.
È aperta alle richieste di ricercatori e studiosi, a cui mette a disposizione una Biblioteca specialistica e il proprio archivio; organizza mostre, incontri, seminari, corsi di aggiornamento per insegnanti.
Conserva una ricca collezione di oggetti d’arte, tra cui le famose “pale”.
Pala del VAGLIATO.
Un vaglio che spolvera e ripulisce il grano con motto Vagliato vaglio.
La pala appartenne a Battista Guarini, letterato e poeta, accademico dal 1586.
Prese il nome di Vagliato il 16 novembre 1599
Sala delle Pale (foto di George Tatge, Regione Toscana).
Pubblica una rivista a cui tutti possono scrivere per chiedere consulenza linguistica, così come tutti possono collegarsi al portale: www.accademiadellacrusca.it, sicuri che le notizie pubblicate non danno adito a dubbi circa la loro veridicità.
Curiosità: l’Accademia della Crusca collabora con il MIUR (ministero istruzione università e ricerca) alle Olimpiadi di lingua italiana che vedono impegnati gli studenti della scuola secondaria superiore.
Promuove corsi per magistrati e avvocati perché il linguaggio giuridico da loro utilizzato possa essere chiaro e “comprensibile”. Nel 2015, anno dell’Expo, molti sono stati gli interventi dell’Accademia sulle parole del cibo.
Insomma un’Italia di eccellenza quella dell’Accademia della Crusca ma con una ricaduta culturale per tutti (coloro che vogliono).